Con la pandemia sono aumentati il traffico e lo sfruttamento dei minori

Due ragazzi di 15 e 11 anni al lavoro in una miniera di cobalto nella Repubblica Democratica del Congo (foto: Sebastian Meyer /Getty Images)

Nel mondo, una vittima su 3 del traffico di esseri umani è minorenne, una percentuale triplicata negli ultimi 15 anni e che riguarda prevalentemente bambine e adolescenti. L’ultimo report pubblicato da Save the Children, Piccoli schiavi invisibili, denuncia un peggioramento globale della condizione dei minori, con l’Europa che si colloca al primo posto per il maggior numero di bambini e adolescenti vittima di tratta e sfruttamento, mentre l’Italia è il paese con il più alto numero di persone sospettate di essere coinvolte nella tratta, più di 4000.

Il prossimo 30 luglio ricorrerà la Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani, istituita nel 2013 dall’assemblea generale delle Nazioni unite. In vista di questo evento, Save the children ha pubblicato il suo ultimo report in cui sono raccolti numeri e testimonianze delle vittime di tratta, le cui condizioni sono state aggravate dalla pandemia da Covid-19 che ha amplificato le disuguaglianze socio-economiche in tutto il mondo. La perdita del lavoro o l’interruzione dei percorsi educativi hanno aumentato per milioni di persone il rischio di diventare vittime di trafficanti e sfruttamento. Sono soprattutto le categorie più vulnerabili a essere maggiormente esposte al pericolo, in particolare i minori, le donne (colpite prevalentemente dallo sfruttamento sessuale) e le persone migranti, in particolare se senza documenti.

Nel 2020 sono state oltre 50mila le persone vittime della tratta di esseri umani, di cui più di 16mila sono minorenni. Tuttavia, questi dati sono solamente parziali, a causa della difficoltà crescente, soprattutto durante la pandemia, di disporre del personale e delle risorse necessarie per quantificare precisamente il fenomeno e fornire le risposte più adeguate a contrastarlo. Inoltre, la pandemia ha inciso anche sulle modalità di azione dei trafficanti, che si sono adeguati al nuovo contesto spostando lo sfruttamento in spazi dove il controllo è più blando e si possono avere maggiori margini di profitto, in particolare relativamente allo sfruttamento sessuale. A oggi le vittime di sfruttamento sessuale sono trattenute prevalentemente in casa, dove possono subire anche abusi online e dove diventano più difficilmente raggiungibili da azioni di contatto e soccorso. In questo contesto, bambine e bambini sono particolarmente a rischio: la chiusura delle scuole, l’interruzione della didattica in presenza, la solitudine e l’aumento delle ore passate nel cyberspazio hanno infatti aumentato la loro vulnerabilità e le occasioni di pericolo.

Le stime globali riportate da Save the children indicano come lo sfruttamento sessuale riguardi il 72% delle minori vittime di tratta, mentre il 66% dei maschi è sfruttato in attività lavorative. Anche rispetto al lavoro minorile i dati evidenziano una situazione in grave peggioramento. Durante il 2020 in tutto il mondo circa 160 milioni di minori tra i 5 e i 17 anni sono stati coinvolti in forme di sfruttamento sul lavoro: circa 8.9 milioni in più rispetto al 2016. In queste stime emerge anche il preoccupante aumento di minori sfruttati nella fascia d’età tra i 5 e gli 11 anni, che rappresenta il 55,8% del totale, cioè 89,3 milioni di bambine e bambine costretti a lavorare, con 16,8 milioni in più rispetto al 2016. Il peggioramento delle condizioni dei minori è strettamente connesso all’incremento della povertà, in parte come diretta conseguenza della pandemia. Anche l’Italia sta vivendo questo peggioramento, secondo l’Istat infatti oltre 1 milione e 300 mila minori si trovano in condizioni di povertà assoluta nel nostro paese, circa 200mila in più rispetto al 2019, raggiungendo la cifra più alta mai registrata da quando si è iniziato a calcolare questo dato nel 2005.

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